Non saprei dire bene quale sia l’origine della mia passione per le api. In parte credo sia dovuta ai ricordi di quando, bardato con una maschera fatta su misura per i miei otto anni di età, seguivo il nonno nella visita ai suoi alveari. Ricordi antichi, interrotti da una disastrosa moria delle api che le fece sparire per anni dalle arnie e dalle fioriture. In parte ha avuto il suo ruolo un certo innato interesse per gli insetti sociali, che mi ha portato a leggere libri sulla vita delle formiche e a tentare la fondazione di una colonia in un terrario a partire da formiche regine. Dai libri sulle formiche è stato naturale passare a quelli sulle api e restare affascinato dall’organizzazione dell’alveare. Leggere della danza con cui le api indicano alle compagne l’esatta posizione delle sorgenti di nettare, della sciamatura o del canto della regina è bastato a caricarmi della poesia sufficiente a decidere di riprendere l’attività del nonno.
È stato così che, dopo aver studiato i migliori libri sul tema, mi sono iscritto al consorzio degli apicoltori e ho ottenuto un appuntamento per avere i miei primi due nuclei. L’appuntamento è stato «Fatti trovare alle ventuno, dietro al palazzo del comune». Mentre aspettavo nel freddo crepuscolo di marzo non potevo fare a meno di sentirmi un po’ un contrabbandiere, ma, dopo tutto, quel leggero tocco di adrenalina non mi dispiaceva. La prima sensazione che ho avuto dopo aver caricato in macchina le scatole di polistirolo, che brontolavano con un ronzio sommesso e emettevano un alito di citronella, è stata quella di avere nel bagagliaio due tigri in agguato. Ma il timore iniziale, curiosamente, non ha fatto altro che alimentare l’entusiasmo per l’avventura che iniziava.
Le api
animali / martedì, Maggio 1st, 2018