Sognando il mieliluvio universale


animali, apicoltura, bellezza della natura / giovedì, Luglio 1st, 2021

La luce dilegua, non è il crepuscolo della sera, sebbene le ombre già si allunghino.
La cicala d’un tratto zittisce, le api si raccolgono sui favi e il ronzio diviene sussurro.
Un vento secco, elettrico, scuote le betulle e finisce di asciugare il sudore
dalla tuta da apicoltore.
Il fronte di un temporale si avvicina, nubi nere, pesanti e cariche di energia. Devo individuare la regina nella penultima arnia, ma tutte le api sono rientrate e l’improvvisa penombra rende difficile la ricerca. Grosse gocce ridipingono d’acqua il tessuto giallo che mi copre. Sono costretto a chiudere l’alveare in fretta: ci sono ancora i nuovi nuclei da spostare prima del diluvio.


Corro avanti e indietro sulla collina con le nuove famiglie che vibrano di vita tra le braccia. I prati si muovono a onde mentre monta la marea del vento e i fulmini illuminano le nubi basse.
L’odore atavico dell’ozono e il petricore della terra bagnata si mescolano al profumo delle api. Sento l’adrenalina che cancella la stanchezza dei muscoli e fa sembrare tutto più leggero.


Sono felice. Le api sono felici. La primavera è stata dura, le poche fioriture non davano nettare, i favi continuavano a restare asciutti nonostante la quantità esagerata di nutrizione artificiale. Poi finalmente la Natura ha sciolto la morsa in cui ci ha tenuti fino all’inizio di Giugno. Il castagno, il tiglio e il rovo ci hanno salvati. Ho lasciato abbondanza nei nidi, larghi e pesanti di scorte: se lo meritano. Quanto non ho nei melari è ripagato dalla loro vitalità, dalla bellezza delle infinite variazioni della geometria perfetta dei favi, dalla moltitudine di sfumature della cera, candida e fragile se di tiglio, ambrata e malleabile quando prodotta col castagno.


Dopo aver spostato l’ultimo nucleo mi guardo attorno. La tempesta ribolle sopra di me, penso che non è molto saggio starsene in giro con tutti quei fulmini, ma decido di restare ancora. Il sole, adagiandosi all’orizzonte, filtra sotto alle nubi. L’atmosfera si incendia di una luce surreale, dorata e calda e anche i grigi e i neri della cella temporalesca si tingono d’ocra. Tolgo la maschera e lascio che le gocce di pioggia mi bagnino la pelle. Rifrangono i raggi del sole: dietro di me si forma un arcobaleno, ma io guardo avanti, verso il tramonto, rapito dai raggi del sole che precipitano in milioni di schegge attraversando le traslucenze del muro d’acqua. Ogni goccia di pioggia sembra una goccia di miele: il nettare dei fiori che non ci sono stati, che viene restituito dalla natura in modo che possa nutrire, se non il corpo, almeno lo spirito.

Mi lascio avvolgere dal mieliluvio, che scorre sul mio corpo e disseta l’animo. Desidero che tutti possano sperimentare il mieliluvio nella propria vita. Un momento in cui essere pienamente sé stessi, percepirsi abbracciati e accolti dall’universo, commescolati alla natura, parte della sua infinita potenza, ingenuità e saggezza. Sogno il mieliluvio universale. Il mieliluvio universale, che cancelli i mali del mondo attraverso la dolcezza e i mali dell’animo come se fosse una carezza del creato alle sue creature. Sogno esseri umani che credano nel mieliluvio universale e che si prendano cura della Terra per propiziarne la venuta. Sogno mille prati fioriti per le api, che diano abbondanza di nettare e foraggi, mille mani che si stringono passandosi semi di fiori, semi di un futuro di armonia tra persone e tra le persone e tutta la Terra. Aiutatemi a creare il mieliluvio universale.

Tornato a casa, nonostante i vestiti fradici, mi accorgo di essere molto disidratato. Ho la bocca completamente secca. Prima ancora che possa bere mi porgono una fetta di anguria fresca di frigo. La addento. Ecco il secondo rapimento estatico della giornata, ma questo non serve che ve lo descriva.

Sognate con me il mieliluvio universale.

– Federico

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *