-Mostri verdi dietro casa-
Quando penso alle piante carnivore non posso fare a meno di percepire un certo fascino esotico, quasi fossero misteriosi mostri verdi provenienti da foreste d’oltremare. Tuttavia questo adattamento vegetale nella nostra regione non è solo una curiosità vivaistica, ma anche un’espressione della sorprendente variabilità della flora friulana. Mi è capitato tre volte di osservarlo in natura. Sul monte Canin e sul monte Matajur degli esemplari di Pinguicula alpina, nelle torbiere di Pramollo la Drosera rotundifolia.
-Strategie di caccia-
La Pinguicula alpina ha l’aspetto di una rosetta verde brillante, che riesce a crescere in terreni poveri di sostanze nutritive e in aree di ristagno idrico. Per supplire alla carenza di nutrienti ha trasformato le sue foglie in trappole: sono coperte di goccioline che, assomigliando ad acqua o nettare, attirano l’attenzione degli insetti. Quando vi si appoggiano, essi restano irrimediabilmente appiccicati. Ogni movimento che compiono per liberarsi stimola la pianta a secernere maggiori quantità di mucillagini adesive. Mano a mano che l’insetto resta invischiato in questa situazione imprevista, comincia ad accadere qualcosa di ancora più subdolo. I suoi movimenti attivano dei recettori tattili e, con un processo che si chiama tigmotropismo, i margini della foglia iniziano a rialzarsi e ad arricciarsi su sé stessi. Inesorabilmente il malcapitato viene avvolto in un abbraccio verde e soffocante. Le secrezioni aumentano e alle sostanze adesive si mescolano enzimi che digeriscono il corpo dell’insetto.
-Etnobotanica-
Per evitare che la preda vada in putrefazione, la pianta inoltre libera molecole con azione antibiotica che bloccano la crescita dei batteri. Questa proprietà era conosciuta nel passato ai popoli nordeuropei e nella medicina popolare si applicava le foglie di Pinguicula alle ferite, per accelerarne la guarigione.
-Il mostro verde ha un animo sensibile-
C’è un momento dell’anno in cui la Pinguicula sembra diventare attenta alla vita degli insetti, ovvero nell’epoca della fioritura. Il fiore sboccia in cima a un lungo peduncolo, lontano dalle pericolose foglie. In questo modo salva la vita ai pronubi, gli insetti impollinatori: si mette a dieta per preservare un equilibrio naturale che permette la sopravvivenza della sua specie e di tutto l’ecosistema. È un piccolo esempio di ciò che anche l’essere umano, in alcuni casi, dovrebbe essere in grado di fare.
Per scoprire di più sull’altra pianta carnivora che vive in Friuli clicca qui
Interessantissimo ritrovo, la P.alpina sul M.matajur mi è sfuggita sempre e devo essere sincero che non l’ho mai ricercata attentamente. Conosco svariate location in carnia ma sul M.matajur non me la sarei mai aspettata!
Anche per me è stata una sorpresa e il ritrovo è stato più un colpo di fortuna che una ricerca sistematica. Nella prossima gita sul Matajur scatterò alcune foto da aggiungere all’articolo e determinerò con più sicurezza se si tratta di una P.alpina o di un’altra specie di Pinguicula 🙂
Segnalo la possibilità di effettuare una verifica sulla pubblicazione seguente:
POLDINI. L. (1991) Atlante corologico delle piante vascolari nel F.V.G. Inventario floristico regionale.Udine
Grazie mille per il suggerimento! Appena avrò accesso al volume farò la verifica.
Federico