Il Cacciatore di Piante – capitolo X


narrativa / venerdì, Agosto 10th, 2018

– Cinchona officinalis –

 

 

Lo studio del prof. Flores era tenuemente rischiarato da una lampada regolabile posta al minimo. La luce tagliente e paradisiaca in cui avevo conosciuto quella stanza per la prima volta era stata sostituita dalle ombre della notte.
Ero seduto sul divano e Anaid mi stava al fianco. Flores entrò nella stanza con un vassoio e una bottiglia che appoggiò sulla scrivania. Ne versò il contenuto color rubino sul ghiaccio che riempiva a metà i tre bicchieri. « È un Chine Ros del 2014, un vino italiano. Diciotto gradi, invecchiato sei anni in botti di rovere e aromatizzato con china, genziana e arancio amaro.»
Il profumo evocativo della Cinchona officinalis, l’albero della china, mi riempì le narici mentre prendevo il rocks glass. L’aroma fiammeggiante si mescolava piacevolmente al fresco del ghiaccio.
Flores si sedette su di una comoda poltrona di fronte al divano. Il chiarore della lampada soffuso sul suo viso ne sottolineava per metà i lineamenti, lasciando oscuro il lato opposto, come una luna calante.
Mentre sorseggiava il cocktail si appoggiò sulle gambe un plico di fogli. «I risultati del lavoro di ieri», annunciò. «Il nostro gruppo di ricerca ha analizzato il filmato delle pagine del libro.»
Curiosi lo invitammo a continuare.
Sfogliò qualche pagina. «Le indicazioni utili sono molto poche, ma fondamentali. La zona di interesse è quella del Grande Atlante, la principale catena montuosa del Marocco. Dopo averci portato con le sue parole tra le montagne, Hooker stringe il campo. Descrive un’area geografica che abbiamo identificato con la regione amministrativa di Marrakech-Safi.»
Prese in mano un foglio e indicò una frase. «Infine diventa enigmatico. Dice che il luogo dove cresce la pianta è segreto, ma che la strada per trovarlo può essere vista dalla cima del monte Jbel Toubkal. Il problema di fronte a cui ci troviamo è descritto dal nome stesso della montagna. Toubkal significa vetta da cui si vede tutto.»
Si interruppe un attimo, godendosi quella che evidentemente era una pausa ad effetto. «Conclude dicendo che solo lo sciamano della “tribù della figlia del sole” è in grado di percorrere il “sentiero di luce” e raggiungere il giardino in cui crescono gli unici esemplari del vegetale.»
«La Tribù della Figlia del Sole», esclamò Anaid. «Zayd me ne ha parlato.»
«Ti riferisci all’uomo berbero che hai conosciuto in quella tua gita a Casablanca?»
«Noi li chiamiamo berberi, ma loro si chiamano Imazighen, che significa uomini liberi. Al singolare è Amazigh. È un nome molto più bello di quello che noi gli abbiamo assegnato, vorrei usassi questo. Sì, è lo sciamano Amazigh che ho incontrato a Casablanca.»
«Mi ha sempre lasciato perplesso questa storia dello sciamano Amazigh, ma adesso forse può tornarci utile. Nessuno degli studiosi che hanno analizzato il documento ha mai sentito parlare di questa tribù con cui entrò in contatto Hooker. Tu cosa sai in proposito?»
«Gli Imazighen si tramandano, di generazione in generazione, molte leggende. Fra le montagne dell’Atlante ci sono delle popolazioni che nei secoli e nei millenni hanno risentito poco dei mutamenti politici e culturali del Nord Africa. Quelle che vivono nelle aree più isolate sono state toccate in modo molto marginale dal fenomeno dell’islamizzazione e conservano i loro antichissimi culti animistici. Sono tribù matriarcali poco conosciute fuori dall’Atlante, né desiderano farsi conoscere. Per il mistero che le circonda sono sorte leggende sul loro conto. Una di queste tribù, nei racconti di Zayd, è la Tribù della Figlia del Sole.»
«Questo Zayd chi è esattamente?»
«Tutto quello che so è che anche lui viene dalla catena montuosa dell’Atlante. Ogni sciamano è investito di una missione. La sua è quella di far ricordare, a chi l’abbia dimenticato, cosa sia veramente il contatto con la natura. Per questo vive a Casablanca.»
«Saprebbe portarci alla tribù della figlia del sole?» disse Flores cercando di restare impassibile, mentre le rughe dipingevano una certa soddisfazione sul suo volto.
«Questo non so dirlo, mi ha parlato della tribù in forma di leggenda. Nella sua cultura spesso le leggende più incredibili vengono date per vere e la realtà viene descritta in modo fiabesco.»
«Bene, mi basta. È in ogni caso l’unico punto di partenza che abbiamo. Organizziamo un viaggio per rintracciarlo e chiedergli di portarci alla tribù della figlia del sole.»
«No, le cose non sono così semplici. La loro etica è completamente diversa da quella a cui sei abituato. Non puoi presentarti da lui e pretendere che ti faccia da guida, men che meno che ti dia informazioni per loro così sacre. Non lo puoi pagare, non ti condurrà alla Tribù della Figlia del Sole nemmeno se lo coprissi d’oro. Non lo puoi nemmeno minacciare, smetterebbe di parlare per sempre.»
«Cosa bisogna fare allora? Bisogna solo sperare di essergli simpatici?»
«No, nemmeno questo basta. Bisogna dimostrare che i propri scopi sono nobili. Accetterà di aiutarti solo quando sarà sicuro che le tue azioni sono pure e giuste.»
«Noi stiamo cercando una pianta che potrebbe fare il bene dell’umanità, meglio di così.»
«Sei sicuro di volere quella pianta solo ed esclusivamente per il bene dell’umanità? Pensa a che peso ha l’ambizione nel determinare quello che fai. La carriera, la fama, il potere, il desiderio di ricchezza, il prestigio sociale, sei sicuro che non abbiano nulla a che vedere con questa ricerca?»
Il prof. Flores si fece pensoso. «Effettivamente hai ragione. Non vivo solamente di grandi ideali. Ma questo è normale. Ciascun essere umano è ambizioso.»
«Ciascun essere umano Occidentale è educato a essere ambizioso.»
«È un problema risolvibile. Credo di saper recitare abbastanza bene.»
«Non sai con chi hai a che fare. Gli sciamani Amazigh sono estremamente sensibili. Riescono a intuire i tuoi pensieri più intimi solo osservandoti. Figuriamoci se passerebbe inosservato qualcosa di grossolano come l’ipocrisia.»
«E quindi come possiamo fare?»
«Per essere aiutati da lui non servono grandi ideali come quello di salvare il mondo. Basterebbe qualcosa di più semplice, come il desiderio di aiutare un familiare, ad esempio. La compassione per il prossimo in difficoltà, o anche solo una sincera passione personale. Ad esempio guarda Hooker. È riuscito a entrare in contatto con la Tribù della Figlia del Sole: secondo me ciò che gliel’ha permesso è stato il suo profondo interesse per le piante. Tutto qui. Un sentimento semplice, ma puro e disinteressato.»
Flores avvicinò il bicchiere alle labbra e si concentrò per un attimo sul profumo del vino aromatizzato alle erbe. Poi, con una calma che ricordava quella che precede una tempesta, rispose. «La tua esperienza a Casablanca un tempo non mi vedeva d’accordo. Adesso però mi sento fortunato ad avere una figlia come te. La società in cui viviamo mi ha chiesto di adattarmi troppo bene alle sue regole. Ora so di non essere la persona giusta per parlare con questo Zayd. Voi però ancora non avete avuto realmente a che fare con la società in cui viviamo. Desidero che siate voi a portare avanti questo passo della nostra ricerca. Credo che possiate farcela.»

*

Quando uscii dall’appartamento del prof. Flores mi sentivo dibattuto. Ero coinvolto in una storia pericolosa e desideravo tornare alla normale vita di studente. Probabilmente quello era il momento migliore per uscirne. Anaid avrebbe potuto andare da sola a parlare con Zayd, la mia presenza non era necessaria. Allo stesso tempo ero affascinato dalla possibilità di partecipare alla riscoperta di una pianta di cui esistevano probabilmente poche decine di esemplari nel mondo.
Camminando nella piazza incrociai uno sparuto gruppetto di turisti. Un uomo poco distante stava scattando fotografie alla cattedrale. Per un attimo si girò e scattò una foto nella mia direzione. Vivere in una località turistica imponeva di essere protagonisti involontari di chissà quante foto, pensai. A un tratto mi venne un pensiero inquietante. “E se fosse un informatore di Montero?” Continuai a camminare e allontanai quest’ipotesi dalla mente. Per il momento era convinto di averci eliminati e per qualche giorno avremmo potuto stare tranquilli. In ogni caso decisi che non avrei continuato a collaborare con Flores in quel progetto rischioso. Raggiunsi il mio palazzo senza imprevisti e quando mi buttai sul letto caddi subito in un sonno profondo.

 

 

 

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