Il misterioso linguaggio degli odori


l'universo invisibile dei profumi / domenica, Maggio 6th, 2018

-Profumi senza nome-

L’olfatto è un senso che quasi scompare nel vortice di colori e suoni della quotidianità. Le sensazioni odorose restano nascoste, ai margini della coscienza, per la maggior parte del tempo. Quando si manifestano, spesso hanno il fare imprevedibile di un animale selvaggio: arrivano, portano con sé un turbine di sensazioni che spaziano dalle più spiacevoli alle più sublimi, se ne vanno inafferrabili. Tanto inafferrabili da non avere nemmeno un nome: mi sono spesso chiesto come mai abbiamo nomi per i colori, aggettivi specifici per il gusto e per le sensazioni tattili, ma possiamo indicare gli odori solo con significanti derivati da altri sensi o corpi. Perché siamo costretti a dire profumo “di rosa”, “di pane sfornato”, “di agrumi” e non nomi o aggettivi dedicati a quella specifica percezione? Il massimo dell’astrazione che raggiungiamo sembra associare agli odori qualità rilevate da altri sensi, come “pungente”, “dolce” o “acre” (che sebbene usato più spesso per gli odori, ha un’etimologia legata alla sfera del gusto “agro”).

 

-La lingua dimenticata-

Questa mancanza di parole io me la spiego così: l’olfatto è la porta attraverso cui possiamo ancora avere contatti con un mondo che ha smesso di appartenere all’essere umano di oggi. È il mondo dell’animale selvaggio, libero, ma vincolato profondamente alle leggi della natura, con la quale, per sopravvivere, deve entrare in completa sintonia. Non abbiamo parole per gli odori, ma essi sono un intero linguaggio: la lingua con cui l’animale comprende la Terra in modo diretto.
Pensa a quando arriva un temporale. Non senti qualcosa nell’aria? Un odore fresco, pungente, che ti mette addosso una sensazione atavica. Provi benessere se sei alla porta di casa, mentre ti carica di eccitazione se ti trovi all’aperto. È l’odore dell’ozono, il gas allotropo dell’ossigeno, prodotto dalle scariche elettriche. Fra tanti altri gas inodori riusciamo a distinguerlo già a concentrazioni infinitesimali e lo sentiamo non solo razionalmente, ma anche con le emozioni. È un verbo della natura che l’animale si è evoluto per comprendere. Gli dice «trova un riparo, arriva la tempesta».

 

-Una spiegazione anatomica-

Anche l’anatomia delle vie olfattive nel sistema nervoso ha caratteristiche diverse rispetto a quella degli altri organi di senso. I tratti olfattivi sono diffusamente collegati con l’archeocorteccia, la parte del cervello evoluzionisticamente più antica. Ciò fa pensare che l’olfatto sia il primo organo di senso ad aver permesso di sentire il mondo esterno in tutta la storia degli esseri viventi.

Mentre una parte delle informazioni olfattive viene poi portata alla neocorteccia, dove l’odore arriva alla coscienza, un’altra segue vie differenti. Queste comunicano con l’amigdala e l’ippocampo, ovvero i centri delle emozioni e dei ricordi. È per questo che gli odori portano con sé memorie, stati d’animo e sono così complicati da definire, ma potenzialmente potenti per percepire il mondo e parti remote del nostro animo.

 

-Olfatto e istinto-

La nostra specie conserva ancora reazioni innate agli stimoli olfattivi che ne determinano alcuni comportamenti istintivi. Il neonato, ad esempio, durante le prime ore di vita forma il legame di attaccamento alla madre attraverso l’olfatto. È stato osservato come riesca a discriminare una stoffa impregnata dell’odore materno rispetto a tamponi con l’odore di altre nutrici. Durante lo sviluppo tuttavia l’attenzione per l’olfatto si riduce, sopraffatta da altri stimoli sensoriali.

Tornare ad appropriarsi del controllo di questo organo di senso e allenarne le potenzialità è una strada per ristabilire una connessione con la natura e le forze primordiali dell’essere. È un modo per affinare l’intuito (non a caso si dice “avere naso”), equilibrare gli stati d’animo e scoprire una nuova sensibilità per il nostro microcosmo interiore, su cui si specchia l’universo invisibile dei profumi.

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